Germania, Cina e rendimenti
I numeri sono sempre l'unica cosa che conta. Tante parole, ma poi si devono trovare riscontri nela realtà.
I dati in Europa continuano a segnalare un'economia in difficoltà. Un situazione che perdura oramai da quasi un anno e che sembra non riuscire ad invertire la rotta.
In questi giorni abbiamo visto gli indici manifatturieri ancora in calo e un miglioramento, invece, per quanto riguarda il settore dei servizi, ma nulla di eclatante.
Gli ordini in Germania sono stati negativi del 5,4%, la produzione positiva dell'1,5% non deve illudere perchè è successiva agli ordini. Quindi, ordini negativi significa che la produzione futura sarà negativa.
Un altro problema è la Cina che fatica a riprendersi. Per lo meno come si vorrebbe. L'inflazione in calo dal +0,2% al solo +0,1% è un campanello d'allarme verso la deflazione. A favore della Cina vi sono le iniziative del governo e, soprattutto, il fatto che ci si aspettano altre iniziative dopo l'investitura di Trump. In base a come trasformerà in atti reali quanto annunciato a parole dal prossimo presidente americano.
Dovremo attendere, ma nei prossimi mesi è facile che la Cina attui delle politiche molto più espansive che dovrebbero aiutare l'economia e gli investimenti.
L'inflazione risale e le politiche delle banche centrali si differenzieranno ancora di più. Rendimenti in rialzo sui titoli di stato, Fed ferma sui tassi fino a luglio, Bce che li ridurrà già a gennaio e dollaro verso la parità. Queste dinamiche non saranno esenti da conseguenze importanti che incideranno sull'economia mondiale. E l'Europa è l'anello debole con le scelte da effettuare più difficile.